Liberalmente Corretto: La Babele Legislativa in Italia
La Babele legislativa in Italia costringe i cittadini a seguire ogni giorno, anzi quasi ora per ora, le ultime novità normative. Per quanto volenterosi, gli italiani restano tormentati dal dubbio su quale comma si applichi a ogni caso specifico. Questo caos normativo non è una disgrazia fortuita: il primato di circa 200.000 atti legislativi ha radici profonde e un’ascendenza culturale e politica riconducibile a varie forme di collettivismo e socialismo, inclusa la variante nazionalista fascista. La legislazione compulsiva, infatti, deriva dall’idea che lo Stato debba intervenire in ogni ambito della vita per realizzare una “giustizia sociale” e, a volte, persino una giustizia etica. Questa giungla legislativa italiana sembra costruita per alimentare confusione e dipendenza normativa.
In questa logica invasiva, lo Stato non si ferma: può riscrivere le regole sociali, dare un nuovo significato alle parole e persino inventare nuovi vocaboli. Anzi, la “neo lingua” di Stato è uno dei segnali più evidenti della Babele legislativa in Italia. Storicamente, i governi italiani si sono appassionati alla giustizia sociale e alla missione etica più che altrove. Basti pensare al fascismo, che impose l’uso del “voi” per sostituire il “lei” e persino un nuovo calendario che contava gli anni dall’inizio dell’era fascista. Questa tendenza al controllo, parte della complessità normativa italiana, contribuisce a una struttura di leggi e regolamenti in continua espansione.
Giustizia Sociale e la Politica Redistributiva
Oggi, la sinistra italiana, in un moto neogiacobino, cerca di imporre i termini del “politicamente corretto”, alterando l’ordine spontaneo del linguaggio. Dietro ai nuovi vocaboli, però, si fanno strada nuovi divieti, obblighi e sanzioni, accompagnati da un’ondata di disposizioni legislative eticamente orientate. Il frequente ricambio dei governi italiani (con una durata media di un anno) alimenta ulteriormente questa Babele legislativa in Italia, poiché ogni governo cerca di dimostrarsi più “efficiente” del precedente, aggiungendo nuove leggi senza necessariamente sostituire quelle vecchie.
La giustizia sociale è un altro pilastro dell’odierna Babele legislativa in Italia. Tutti i collettivismi condividono l’idea che l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sia insufficiente. Viene sacrificata in nome di un’uguaglianza sostanziale, basata sulla distribuzione della ricchezza in base alle necessità di ciascuno. Raggiungere questa uguaglianza sostanziale, però, richiede il rinnegamento di norme generali e valide per tutti, per avvantaggiare alcune categorie a scapito di altre.
Inseguendo la giustizia sociale, la politica redistributiva frammenta la società in categorie e sottocategorie, accentuando il caos normativo. Ogni tentativo di tutela del “contraente più debole” porta a nuove leggi e regole, che inevitabilmente aggiungono confusione alla già imponente Babele legislativa italiana. Paradossalmente, questo sistema crea nuove disparità e incertezze normative, rafforzando il disordine anziché promuovere un’autentica uguaglianza.
di Michele Gelardi
